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Jose’ Rallo di Donnafugata entra nel CdA del Banco di Sicilia Unicredit Group

 

Recenti ricerche mostrano l’Italia fanalino di coda nella classifica delle donne in posizioni di potere, mentre il Banco di Sicilia Unicredit Group si mostra all’avanguardia paragondosi alle evolute realtà scandinave

L’imprenditrice vitivinicola Josè Rallo è stata nominata membro del Consiglio d’Amministrazione del Banco di Sicilia Unicredit Group, su proposta di Unicredit, azionista di maggioranza dello storico istituto bancario siciliano. Per la prima volta, in 140 anni di attività del Banco, nel CDA vengono nominate due donne: oltre a Josè Rallo anche l’imprenditrice Maria Luisa Averna, titolare della omonima azienda nissena. Due donne su nove mebri significa che il 22% del Board rappresenta quote rosa.

Sull’argomento ha riscosso grande interesse una recente ricerca di TNI, banca d’investimenti di Abu Dhabi, che è stata riportata da gran parte della stampa nazionale e internazionale, a partire dal Financial Times che titolava così: “More women on boards in Kuwait and Oman than in Italy and Japan”. La ricerca aveva un approccio ampio e mirava a individuare le percentuali di presenza femminile nei Board di aziende quotate in Borsa, in tutto il mondo. Al primo posto della classifica si posizionano i paesi scandinavi, Norvegia in testa (22%), immediatamente seguita dalla Svezia (20%). In Italia la percentuale è di appena il 2%.

“La presenza, per la prima volta, di due donne imprenditrici nel CDA del Banco  – commenta José Rallo – costitruisce un elemento di novità importante. L’innovazione ha bisogno di sensibilità e carattere, a partire da quello espresso dalle donne, ed è già un’innovazione il fatto stesso che siamo presenti, Maria Luisa Averna e io, in un ambiente così tradizionalmente maschile come quello finanziario. Inoltre, il fatto che questo avvenga in Sicilia, un’isola storicamente dall’impronta patriarcale, e che porti la nostra regione a paragonarsi a realtà socialmente evolute come Norvegia e Svezia, ci dimostra che questa banca ha un respiro europeo ed è interessata davvero a supportare la cultura di impresa e la crescita delle esportazioni dall’isola. Su questo orizzonte il Banco di Sicilia è chiamato a svolgere una funzione nuova per l’economia isolana .”.

In effetti, all’interno dei CdA dei dieci più importanti gruppi bancari in Italia secondo il rating 2007 dell’ABI, su 207 consiglieri solo 5 sono le donne in carica, cioè il 2,4%: una percentuale che conferma i dati diffusi da TNI sulle aziende quotate in borsa.

Un’altra recente ricerca a conferma del ruolo marginale della donna in Italia è quella curata da Nicola Quirino, docente di Finanza Pubblica alla Università Luiss di Roma per conto di Manageritalia, federazione nazionale di dirigenti e quadri di impresa (e riportata da Il Sole 24 Ore, 19 maggio 2008). La radiografia tracciata dal prof. Quirino evidenzia che le donne dirigenti in Italia sono solo il 23% (nelle aziende private solo il 10%) e che esistono evidenti differenze di trattamento economico fra i due sessi: a parità di ruolo, il gentil sesso guadagna infatti il 26% in meno del sesso forte. Nella UE a 15 la retribuzione delle donne manager italiane è inferiore di oltre il 32% rispetto a quella dei colleghi uomini e l’Italia è l’ultima della classifica, vinta dai nostri cugini d’oltralpe, i francesi. Oggi le donne dirigenti sono il 9,6% del totale e pesano più nei servizi (12%) che nell’industria (8,2 per cento). In particolare, nel terziario, solo l’11% delle donne riveste la carica di presidente, il 6% quella di amministratore delegato, l’8% quella di direttore generale.

E la politica italiana? Anche in politica siamo il fanalino di coda europeo, in quanto a presenze femminili nelle posizioni che contano. Il nuovo Governo Berlusconi vede in carica 4 donne, su 21 ministri. In seno al governo francese, Sarkozy ha voluto 7 donne su 15 ministri, mentre il premier spagnolo Zapatero ha lanciato un forte segnale: più donne che uomini al governo, nove a otto per l’esattezza. La classifica dei paesi con più ministre è guidata dai paesi scandinavi, comunque: al primo posto si trova la Finlandia con il 57,9% e a seguire la Norvegia con il 55,6%.

“La causa di questa situazione non è sicuramente da ricercarsi nella mancanza di talenti, sostiene Josè Rallo. I dati delle Università italiane ci mostrano che più della metà dei laureati in discipline scientifiche e giuridiche sono donne. E anche negli MBA la presenza femminile è molto ben rappresentata. La ragione è sicuramente culturale ma occorre liberarci dai pregiudizi e rinnovare le regole di convivenza tra i generi.. Eppure, secondo un recente  studio di McKinsey, le aziende con più donne ai vertici hanno risultati migliori: un Roe superiore del 10%, un Ebit quasi doppio e una performance borsistica superiore del 70%. Senza considerare che le donne contribuiscono ad un’organizzazione più armonica e aggiungono un diverso punto di vista che spesso si traduce in soluzioni più efficaci e maggiore innovazione. Donnafugata – continua Josè Rallo – ha da sempre puntato sulle donne. Oggi da noi le donne rappresentano il 45% del personale, se si escludono il reparto produzione, e questo, a mio avviso, contribuisce a rendere Donnafugata un’azienda dinamica e flessibile”.

 

 

Ufficio Stampa: Nando Calaciura [email protected] cell. 338 3229837
Pubbliche Relazioni: Baldo M. Palermo [email protected] tel. 0923 724226

  • Com_St_2008_05_20_JR_BdSUnicredit_ITA.pdf
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