E’ stato un onore poter offrire il mio contributo di imprenditrice del vino alla candidatura di “Trapani Capitale italiana della Cultura 2022”.
Nel rivolgere le mie congratulazioni alla splendida isola di Procida che si è aggiudicata con indubbio merito questo prestigioso riconoscimento, desidero ribadire che il progetto strategico e culturale che riguarda Trapani e la Sicilia occidentale, resta valido e sarà comunque perseguito come è nell’intendimento di tutti i protagonisti di questa candidatura.
Il progetto è nato dalla volontà di mettere al centro il “bene comune”, una priorità condivisa da una policromia di attori: Istituzioni, Enti territoriali, Scuole, Imprese, Associazioni, uniti per creare valore, rigenerando le potenzialità culturali ed economiche di questo territorio, per il Mezzogiorno e per l’Italia in Europa.
Nella mia testimonianza ho voluto portare l’esempio dell’agro-alimentare di qualità, parlando del mondo dei vino, punta di diamante di un sistema agro-alimentare orientato alla qualità, e testimone della forza della nostra comunità.
L’attuale quadro economico della Sicilia e della provincia di Trapani è certamente un quadro complesso, dove abbondano le criticità, ma non mancano i trend positivi.
In questi ultimi anni, le imprese che hanno registrato le migliori performance sono quelle più dedite all’export e quelle dei comparti a maggiore specializzazione, come l’agroalimentare.
La Sicilia è la regione con il più alto numero di prodotti a Denominazione di Origine e Indicazione Geografica Protetta, ben 69, tutti parte integrante della Dieta Mediterranea, Patrimonio dell’Umanità.
Nell’agricoltura biologica siamo i primi per numero di aziende e di superficie. Un dato in sintonia con il trend mondiale della sostenibilità.
Cresce anche il numero di imprese attive del terziario ed in particolare del turismo. Il settore agro-alimentare e quello turistico, nel tempo, sono diventati sempre più sinergici ed in grado di offrire esperienze memorabili.
Per questo la candidatura di Trapani ha inteso valorizzare la vocazione turistica e agro-alimentare di questa provincia, del suo tessuto imprenditoriale e della sua comunità che annovera molteplici buone pratiche come il caso del vino.
Un settore, quello del vino, che punta sulla qualità e la sostenibilità, sulla capacità di fare squadra e di promuovere il territorio attraverso l’accoglienza nelle cantine .
Un settore sostenuto da un “capitale sociale” imprenditorialmente sano, fatto anche da aziende familiari che garantiscono politiche e visioni di medio e lungo periodo.
Oggi il mondo del vino di qualità nel nostro territorio è giovane e si tinge di rosa più di molte altre regioni italiane. Un modo moderno di fare impresa che si fa cultura.
Una cultura che è la premessa della creatività e della flessibilità, strumenti indispensabili per affrontare il futuro.
Una cultura che stimola la curiosità e l’apertura mentale, che apre le porte a tutti, a tutti coloro che, da ogni parte del mondo, vorranno venirci a trovare per condividere la nostra e regalarci la loro cultura.
José Rallo